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Il progetto per l’edificio a corte aperta del comparto F associa spazi pubblici, collettivi e privati (residenziali) attraverso il meccanismo della sovrapposizione di livelli caratterizzati da usi omogenei.
Esso cerca inoltre di costruire un carattere architettonico adeguato all’abitare collettivo come intersezione tra dato costruttivo, registrazione delle condizioni interne dell’alloggio e questioni connesse all’esposizione solare.
Si guarda alla residenza collettiva come architettura urbana, nella convinzione che progetto di architettura e progetto della parte urbana vivano di mutue influenze.
Si prova inoltre, ricorrendo a dispositivi architettonici specifici, a costruire un ordine urbano in contrapposizione all’urbanizzazione frammentaria e disordinata della periferia pugliese.



D01 - Elaborato 1

D02 - Elaborato 2

D03 - Elaborato 3

D04 - Elaborato 4

D05 - Elaborato 5

G00 - Immagini generali



T01 - Inserimento urbano

Tra i tre edifici oggetto del concorso, il contributo si concentra principalmente sull’edificio a corte aperta destinato ad edilizia residenziale pubblica del comparto F (edificio A) che viene concepito come un sistema di tre corpi di fabbrica unificati da un grande ballatoio a “C”.
Due elementi fondamentali concorrono alla definizione di questa soluzione organizzativa.
Innanzitutto vi è la necessità di ottimizzare l’esposizione solare degli alloggi, tema generatore del progetto della casa, che, interferendo con la natura stessa del sistema insediativo a corte (il quale, come è noto, è costituito da bracci non isorientati) induce, oltre alla frammentazione della figura planimetrica allo scopo di evitare soluzioni d’angolo con esposizione sfavorevoli, la differenziazione tipologica dei corpi di fabbrica in funzione del loro orientamento. In particolare, i manufatti con orientamento nord-sud, costituiti tendenzialmente da alloggi mono-affaccio, prevedono un ballatoio sul lato nord che agisce come sistema di distribuzione, mentre quelli con orientamento est-ovest vengono concepiti come edifici in linea con doppio affaccio.
Il secondo elemento è rappresentato dalla possibilità di definire sbilanciamenti progettuali a partire dalle condizioni urbane al contorno che, ferme restando le scelte insediative fondamentali del masterplan, possano stabilire un rapporto di causalità biunivoca tra tematismi urbani e soluzioni architettoniche specifiche. Nel caso in oggetto, sono tre gli elementi urbani che vengono fatti interagire con il progetto:
a. il parco agricolo sul lato occidentale, che risulta decisivo nella scelta dell’affaccio preferenziale della corte, nella quale si apre una visuale verso il territorio alla quota delle case,
b. la giacitura obliqua della strada situata sul confine occidentale dell’isolato che induce l’adeguamento della figurazione planimetrica libera del livello collettivo (quota +4m) e la formazione di una volumetria a pianta triangolare
c. l’asse stradale principale dell’intero insediamento che, snodandosi lungo il confine settentrionale dell’isolato, suggerisce l’apertura della visuale prevalente verso nord per il livello collettivo, ma soprattutto influenza la figurazione planimetrica del piano terreno che si presenta come una ”C” ancora aperta verso nord.



G01 - Inserimento urbano



T02 - Funzioni

Accanto agli spazi privati delle residenze che si caratterizzano per la presenza di diverse tipologie e pezzature, vi sono gli spazi collettivi che si situano interamente al piano primo e gli spazi pubblici che invece occupano il piano terreno.
L’utilizzazione pubblica h24 del piano terreno della corte viene garantita soprattutto dalla sua attraversabilità in ambedue le direzioni (con prevalenza della direzionalità nord-sud) così che esso possa attestarsi come un prolungamento dello spazio urbano in continuità con la strada. Tale condizione sembra suggerire usi prevalentemente commerciali e terziari in quanto questo tipo di attività garantiscono forme di controllo sociale e un adeguato livello di sicurezza nelle diverse fasce orarie della giornata, scongiurando il dannoso fenomeno dell’abbandono dei piani terra (e la conseguente condizione di insicurezza) che spesso si ritrova nei quartieri pubblici e convenzionati nei quali si dedica il pian terreno all’utilizzazione pubblica.
La scelta degli usi collettivi da insediare è meramente esemplificativa in quanto la mutevolezza delle forme dell’abitare collettivo non consente una previsione esaustiva di fabbisogni e necessità ad esso connessi. Il progetto prevede pertanto luoghi chiusi, aperti e semiaperti da poter utilizzare per diversi usi variabili nel tempo. In particolare si prevedono delle sale comuni per usi collettivi (quali ad esempio pranzi comuni, feste, proiezioni, conferenze, etc…) situate nell’edificio di pianta triangolare; un kindergarten e una nursery, situati al primo livello del manufatto in linea e soprattutto un grande spazio verde, utilizzabile come orto urbano o come giardino, che si situa sul tetto di uno dei manufatti commerciali.



G02 - Funzioni



T03 - Relazioni

La relazione tra la grande corte pubblica e l’ambito urbano della strada settentrionale, viene mediata da un grande propileo di accesso ottenuto grazie alla sospensione del blocco residenziale a ballatoio alla quota di +6m sul suolo.
Il rapporto tra spazi privati (residenze), spazi collettivi e spazi pubblici viene definito attraverso la soluzione distributiva della stratificazione verticale: risalendo il sistema si trovano spazi caratterizzati da livelli di intimità crescenti e da una accessibilità progressivamente sempre più ridotta. Se al piano terreno di uso pubblico l’accesso è libero, al primo livello, sede delle attività collettive, l’accesso è consentito solo ai residenti nella corte che possono utilizzare i diversi sistemi di risalita agenti come vere e proprie valvole chiudibili: vi sono due corpi scala, un ascensore e un’ampia e comoda rampa che occupa, come oggetto plastico, il centro della corte. Dal primo livello, attraverso sistemi di risalita esclusivi, è poi possibile accedere ai ballatoi dei due corpi di fabbrica con orientamento nord-sud e alle case in linea.
I blocchi residenziali che si staccano dal suolo e si sviluppano per tre o quattro livelli si configurano come volumetrie compatte caratterizzate da una ricorrenza seriale di passi strutturali e di cellule residenziali mentre il piano collettivo presenta una maggiore articolazione figurativa e spaziale: si tratta di un insieme di figure architettoniche semplici che definiscono piani o volumetrie utilizzabili e che risultano interconnesse attraverso passanti sospesi. Il contrappunto che si viene ad istituire tra queste due diverse tipologie di fatti architettonici evoca l’organizzazione planimetrica del paradigmatico Convento di S. Maria de La Tourette di Le Corbusier, nel quale, alla figura a “C” del corpo di fabbrica ospitante le celle monastiche, si contrappone un sistema articolato e tendenzialmente labirintico di spazi e volumi di uso collettivo (quali la chiesa, il refettorio, le sale di preghiera, etc…) situati ai livelli più bassi.



G03 - Relazioni



T04 - Interni

I due edifici a ballatoio e l’edificio in linea contemplano rispettivamente quattro e due tipologie di alloggi che, associati ad alcuni alloggi in variazione, formano nove alloggi differenti per tipologia e pezzatura. Questa grande ricchezza serve a garantire la compresenza, all’interno della corte, di diverse tipologie di residenti e dunque a scongiurare i frequentissimi fenomeni di ghettizzazione sociale tipici degli insediamenti monoclasse.
I due manufatti a ballatoio hanno rispettivamente tre e quattro livelli di residenze e in quanto aggregazioni seriali di cellule, consentono, per loro natura, l’associazione di alloggi di diversa pezzatura. Il manufatto in linea prevede tre piani di alloggi dei quali l’ultimo presenta delle case a patio. Per la testa meridionale del manufatto si prevedono alloggi speciali con affaccio esclusivo verso sud.
Il carattere dei fronti viene deciso in funzione dell’esposizione e della registrazione delle condizioni interne.
I fronti ovest e sud, quasi sempre occupati dalle zone giorno, sono caratterizzati da vetrate ampie e da mensoloni con funzione frangisole sorretti da travi sbalzanti. Il sistema degli sporti costruisce di fatto una seconda facciata che, staccata dal muro di tamponatura, determina uno spazio mediano utilizzabile per predisporre balconi e terrazzi. Il sistema di ripetizione delle mensole esili che si tramutano talvolta in parapetti (in corrispondenza dei terrazzi delle case in linea e delle case a ballatoio) talaltra in muri (in corrispondenza delle case a patio site all’ultimo livello) evoca la soluzione proposta da Michele Capobianco per uno degli edifici residenziali realizzato al Parco Comola Ricci di Napoli nel 1957.
Il carattere del fronte est del manufatto in linea viene invece costruito a partire dall’interazione tra il dato costruttivo e il sistema delle bucature come frequentemente accade nel lavoro di diversi autori del razionalismo italiano, quali ad esempio Figini e Pollini che nell’edificio di Via del Circo (Milano) del 1953 arrivano addirittura al conflitto tra i due sistemi. Nel nostro caso la messa in evidenza dei solai e delle teste delle travi che evocano, come in una sorta di memoria archeologica, gli sporti del fronte occidentale privati dei mensoloni, si associa con la ricorrenza della finestra romana che sottolinea l’organizzazione seriale delle camere da letto.



G04 - Interni



T05 - Conclusioni

Nella costruzione di una parte urbana riconoscibile, coerente e di qualità, la ricorrenza del carattere architettonico può attestarsi come elemento costitutivo dell’ordine urbano. In tal senso il processo di formazione del borgo murattiano di Bari può essere citato come vicenda esemplare. I prospetti degli isolati del borgo, durante le sue prime fasi di attuazione, dovevano infatti essere costituiti da elementi più o meno fissi (modanature semplici, marcapiani dal profilo semplice e poco aggettanti, etc…) che venivano poi composti in funzione delle condizioni interne degli edifici nel rispetto degli orizzontamenti esistenti. Quando la tassatività dei regolamenti urbani è venuta meno, la costruzione del borgo si è trasformata in una proliferazione estremamente varia di fatti edilizi differenziati che hanno inficiato l’aspetto coerente che quella parte urbana, seppur di carattere essenzialmente speculativo, era riuscita ad assumere in forza di un potente indirizzo tecnico.
Questo tema, se confrontato con le condizioni contemporanee della diffusione urbana, che in Puglia si presenta in forme rarefatte ma molto pervasive, e soprattutto con l’estrema parcellizzazione degli interventi architettonici, appare particolarmente importante.
È per queste motivazioni che, nel nostro caso, il tema della costruzione di un ordine urbano chiaro si interseca con il tema della costruzione di un carattere rappresentativo delle condizioni dell’abitare collettivo e può essere considerato centrale per la formazione di un nuovo insediamento.
La soluzione proposta parte dall’introduzione della tipologia a ballatoio e prevede l’affidamento al dispositivo architettonico del ballatoio del compito di costruire i fronti urbani principali dell’isolato residenziale. Il sistema dei ballatoi ripetuti verticalmente viene reso autonomo sia figurativamente che tecnologicamente rispetto al manufatto al quale appartiene e si configura come un esile telaio metallico con interassi fitti. Esso definisce così un sistema di ricorrenze lungo l’asse viario principale che evoca le grandi strade porticate delle città romane del Medio Oriente come Palmira, delle quali assume il principio urbano sovvertendone l’ordine geometrico, un ordine che non deve più rappresentare con solennità il potere imperiale, ma la variabilità e mobilità delle forme sempre in evoluzione dell’abitare collettivo.