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LET FOREVER BE


Superare la definizione di spazio chiuso e aperto, la separazione tra funzioni, l’idea di centralità come attrattore: questi sono i principi alla base del progetto presentato.
Un edificio-non edificio, degli spazi aperti che tramite coperture leggere avvolgono l’abitante del quartiere come edifici, la distribuzione dei servizi sul territorio con logiche definite e immediate, con struttura spaziale semplice e monolivello. Una rete di servizi collaborativi e startup di fenomeni aggregativi ad oggi inattuabili. Questi sono i punti di forza del progetto e le leve su cui fare perno per riappropriarsi degli spazi pubblici ed identificarsi in essi e rendere finalmente una semplice area edificata un quartiere.



D00- Elaborato grafico



D00 - Elaborato grafico

G00 - Immagini generali



T01 - Quadro strategico

L’agglomerato storico di Rogoredo, prima come borgo e poi come quartiere, ha spesso dimostrato di poter vivere autonomamente, reggendosi su quelle forze urbane e quelle relazioni naturali che da sempre hanno governato i nuclei urbani sin dai tempi più antichi. Il nuovo quartiere invece, imposto a pioggia nell’immediato intorno dell’esistente, ha dimostrato l’inefficienza delle politiche basate sulla zonizzazione eccessiva e sulla visione troppo superficiale dello sviluppo futuro della città. Previsioni ottimistiche di sviluppi futuri, non legati alla concretezza dell’abitare e del lavorare, ipotizzate su scenari di eccessive dimensioni ed espansioni ideali hanno creato un’area che al giorno d’oggi presenta una serie di criticità importanti ed allo stato attuale di difficile soluzione. Grandi nuclei residenziali dormitorio, attività commerciali che stentano, servizi di basso livello e errata localizzazione caratterizzano l’edificato nel 2013, a 5 anni dall’insediamento dei primi cittadini.
E la soluzione non è in vista neanche nel futuro eventuale sviluppo dell’area nord di Santa Giulia: troppo distante, con un grande parco centrale, esteticamente valido ma con caratteristiche di barriera, che altro non farà che accentuare l’isolamento a livello di servizi del comparto già attualmente costruito.
L’idea di congiungere il nucleo storico alla nuova edificazione, creando un quartiere unitario, non è comunque la soluzione. Eccessive distanze e barriere infrastrutturali fanno si che i due nuclei siano destinati, almeno per le funzioni principali, a rimanere separati, garantendo ai cittadini l’accessibilità ai servizi ed alle strutture di carattere immediato che necessitano: un servizio deve essere accessibile, e come tale deve essere localizzato ad una distanza tale da permetterne al city user il raggiungimento in breve tempo, garantendone così anche l’identificazione all’interno del proprio quartiere.
E’ necessaria quindi la realizzazione di un centro per il nuovo quartiere, ma senza fare l’errore di creare un luogo isolato e separato dal contesto: l’intervento si deve inserire come un liquido all’interno dell’esistente, portando funzioni ed elementi anche nelle aree attualmente prive di identità specifica (i piani terra delle residenze esistenti, il boulevard centrale) e garantendo così il mix necessario per il corretto funzionamento globale del quartiere.



G01 - Immagini riguardanti il quadro strategico



T02 - Progetto degli spazi aperti

Il trattamento attuale degli spazi aperti del quartiere sembra piegarsi maggiormente a logiche architettoniche che funzionali. Tutte le aree sono trattate allo stesso modo ed il cittadino fatica ad identificare spazi in cui possa trovare dei riferimenti chiari e univoci che gli facciano provare un senso di appartenenza. Tutto si basa sul confinamento degli spazi privati, tra rigide cancellate strategicamente posizionate intorno agli edifici e spazi pubblici vuoti e privi di carattere.
L’occasione del nuovo intervento permetterà in primo luogo di ricreare una zona riconoscibile e centrale per il cittadino, ma non per questo isolata dal contesto esistente. L’idea di fondo è che la qualità e la funzionalità che verrà ad inserire nell’area di progetto dovrà estendersi anche all’esistente: le pensiline colorate, le pavimentazioni con i percorsi dedicati, il rapporto tra aree verdi e pavimentate, l’integrazione tra servizio e spazio aperto con l’inserimento di “oggetti” all’interno dello spazio sono tutti elementi che hanno la finalità di creare uno spazio vario, ma che allo stesso momento non sia scontato o sconosciuto, ma una parte integrante del quartiere e come tale venga percepito. Il passaggio tra spazio pubblico di nessuno, e spazio pubblico di tutti, è fondamentale per la rinascita e soprattutto per il corretto funzionamento e mantenimento del quartiere.
L’idea di fondo è il superamento della dicotomia tra lo spazio aperto e l’edificio: il blocco commerciale attraverso la copertura che da forma ad una galleria, si collega ad un blocco contenente funzioni urbane di interesse locale. L’alternanza tra spazi coperti e aperti, blocchi edificati e spazi aperti, crea un luogo contemporaneamente aperto e identificato, un luogo a cui si adatta sia la definizione di porticato aperto, che di spazio aperto, che di spazio edificato.
Le funzioni saranno localizzate all’interno dei blocchi edificati in funzione dell’uso e della fruizione sia in termini di spazi che di orari; questo però non dovrà essere visto come un rigido schema da rispettare quanto un’opportunità di utilizzo: ogni spazio potrà essere utilizzato con differenti funzioni e eventualmente modificato in futuro.
A chiusura del nuovo spazio viene previsto un edificio di maggiori dimensioni, destinato a casa delle culture: spazi multifunzionali che potranno essere destinati a differenti funzioni.



G02 - Immagini riguardanti il Progetto degli spazi aperti



T03 - Piano dei servizi collaborativi

La città senza cittadini non esiste. E la definizione di cittadino presuppone che la città venga vissuta e realizzata giorno per giorno. Per questo è fondamentale che lo sviluppo dell’area parta proprio dagli abitanti, senza logiche imposte. Tutto si basa sulla creazione di logiche collaborative che mettano in relazione i differenti gradi di utilizzo della città, ne integrino le richieste e necessità e ne facciano scaturire un sistema vivo e gestibile, collaborativo.
A tale scopo l’inserimento puntuale di funzioni aggregative a livello condominiale e di quartiere, garantiranno lo sviluppo di logiche che pochi utenti, anche volenterosi, allo stato attuale non potrebbero realizzare per carenza di spazi, tempi e collaborazione.
Lo scopo del progetto è di essere startup per fenomeni di rigenerazione del tessuto urbano e incubatore di nuovi utilizzi e fruizioni degli spazi e dei servizi sociali.
L’identificazione di quattro tipologie di personas, come ben definito nella tavola allegata, rappresenta altrettante tipologie di percorso urbano che mettono il cittadino nella situazione di vivere il proprio quartiere in modo attivo, attraverso la fruizione e l’organizzazione stessa dei servizi. Oltre a questo il posizionamento dei servizi stessi avverrà attraverso logiche di distribuzione spaziale che superano il concetto di mera aggregazione ma vanno a formare percorsi obbligati sul territorio che fungono da incubatori di rapporti tra differenti personas.
L’importante è che la logica della linea temporale, della linea spaziale e della linea fruitiva siano correttamente intersecate e dimensionate al fine di garantire il corretto bilanciamento delle esigenze, delle localizzazioni e della creazione di logiche di interazione affidabili e durature.
La novità è proprio nel termine “servizi collaborativi”: il cittadino deve passare dalla logica di servizio effettuato da terzi a quella di servizio in cui anche egli ha una parte attiva e collaborativa, che garantisce il corretto funzionamento e l’interazione profonda con il tessuto sociale.
Solo attraverso l’attivazione di tali tipologie di servizio, sia a livello di quartiere (gestore sociale, orti urbani…) sia a livello condominiale (co-lavoro, utensileria, bookcrossing…) si creano le condizioni per l’attivazione di fenomeni di collaborazione e rigenerazione del tessuto sociale del quartiere, oggi perso.



G03 - Immagini riguardanti il Piano dei servizi collaborativi



T04 - Concept architettonico del Lotto 1

L’idea di fondo del progetto presentato è il superamento della dicotomia edificio-spazio aperto. Localizzare tutte le funzioni in un unico spazio, seppur complesso e articolato sia a livello spaziale che fruitivo, risulta sempre un approccio povero nel fornire una centralità viva ad un quartiere, che ne risulterebbe ancora più impoverito. Fornire un centro attivo non garantisce il rinnovamento del comparto.
Proprio partendo da questi presupposti si è sviluppata l’idea di progetto:: creare un luogo che porti in sé entrambe le caratteristiche dell’edificio e dello spazio aperto. E non solo: fare anche si che questo ragionamento di insinui nei viali che portano al boulevard e caratterizzino anche quest’ultimo. La visuale finale è unitaria e chiara: si passa dalla proposta di una centralità isolata ad una centralità distribuita su tutto il territorio del quartiere. La maggior parte delle funzioni sarà localizzata all’interno dell’area di intervento, in quanto maggiormente plasmabile non essendo ancora realizzata, ma questo non impedisce la permeabilità della stessa nei confronti dell’intorno.
La scelta inoltre di mantenere tutto l’intervento sullo stesso piano altimetrico, garantendo il movimento nella percezione visuale e spaziale con il gioco delle coperture, si inserisce nella logica di rendere immediatamente accessibili tutti i servizi dislocati per qualsiasi categoria di utenti; questa accessibilità non sarebbe stata garantita creando un edificio su differenti livelli, magari pregevole architettonicamente, ma dotato di scarsa funzionalità e percezione da parte del cittadino che deve sempre essere posto al centro del ragionamento e del progetto.
Dal punto di vista delle funzioni insediate, si è cercato di dare una risposta alle richieste dirette dei cittadini: l’alternanza di spazi dedicati allo sport, ai servizi per il cittadino, a servizi condivisi o a presidi di forze dell’ordine o spazi ludici/aggregativi funziona da magnete per l’area e garantisce anche una fruizione ed un autocontrollo a tutte le ore, obiettivo che con l’insediamento di funzioni centralizzate non sarebbe stato perseguibile.
L’edificio commerciale risulta così, nonostante si tratti di un elemento importante, ben integrato nel contesto spaziale e localizzativi dell’area, e ne garantisce in parte la vitalità senza cadere nel rischio della sovrapposizione.



G04 - Immagini riguardanti il Concept architettonico del Lotto 1



T05 - Concept tipologico-funzionale della residenza lavoro

L’arricchimento delle funzioni dei piani terra o, nel caso di duplex, anche dei primi piani degli edifici residenziali di moderna concezione, garantisce il mantenimento della dicotomia tra casa e lavoro, e tra casa e servizi, che ha sempre garantito funzionalità e sviluppo agli aggregati urbani.
La separazione attuale tra casa e lavoro ha portato alle conseguenze che sono facilmente visibili oggi nel quartiere dormitorio di Santa Giulia.
L’inserimento di tipologie di alloggi che presenteranno una particolare attenzione alla disposizione, all’organizzazione spaziale e all’offerta di tipologie abitative che trovi un buon equilibrio tra varietà, flessibilità e ottimizzazione del processo costruttivo sarà alla base dello sviluppo del progetto.
Studio e abitazione dovranno essere collegati ma avere ingressi indipendenti. Allo studio si dovrà poter accedere dallo spazio pubblico.
Inoltre, per garantire ulteriore flessibilità, dovranno essere alloggi senza barriere architettoniche e chi li abita deve potrà così raggiungere facilmente i luoghi di aggregazione all’interno del condominio, in modo che l’appartamento stesso possa essere utilizzato in futuro da differenti personas (coppia, coppia con figlio, anziani, coppia con studio) senza doverne modificare il concept architettonico, intervento che potrebbe bloccare le dinamiche di funzionamento e varietà che si stanno cercando di insediare.
L’inserimento di nuove funzioni a livello di borgo sostenibile, quali il co-lavoro, il gestore sociale, l’utensileria condominiale ed altre funzioni aggregative unite a funzioni più immediate quali uffici, studi privati o negozi di vari tagli e tipologie, renderanno vivo il quartiere in ogni momento del diagramma del tempo e rafforzeranno il sistema di relazioni tra personas e funzioni, oltre che tra differenti utilizzatori a tutti i livelli.
Lo scopo è quello di inserire funzioni che rendano vivo il rapporto tra cittadino e città, che ne aumentino il senso di integrazione e sviluppino un senso civico oggi perso. E per fare questo non servono interventi visionari postmoderni, ma bastano piccoli punti di riflessione da posizionare strategicamente e lasciare sviluppare dai cittadini stessi, ricreando ciò che da secoli ha dimostrato di funzionare egregiamente in tutte le città e che negli ultimi decenni, con il benessere crescente, è andato perso.



G05 - Immagini riguardanti il Concept tipologico-funzionale della residenza lavoro