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Extending Housing Horizons


Esaminando una serie di studi sociologici ed economici relativi al mercato residenziale europeo viene spontaneo notare che mai come oggi si è registrato un divario così netto tra domanda e offerta.
Le nuove forme organizzative della società e le nuove tipologie di famiglia emergenti, ma soprattuto il mutare delle abitudini di vita e di lavoro, hanno incrementato la richiesta di nuovi spazi per abitare, o ancora meglio di un approccio del tutto nuovo all’edilizia residenziale collettiva, che va di pari passo con la ridefinizione del concetto di vicinato sul piano spaziale e sociale.



Extending Housing Horizons

Esaminando una serie di studi sociologici ed economici relativi al mercato residenziale europeo viene spontaneo notare che mai come oggi si è registrato un divario così netto tra domanda e offerta.
Le nuove forme organizzative della società e le nuove tipologie di famiglia emergenti, ma soprattuto il mutare delle abitudini di vita e di lavoro, hanno incrementato la richiesta di nuovi spazi per abitare, o ancora meglio di un approccio del tutto nuovo all’edilizia residenziale collettiva, che va di pari passo con la ridefinizione del concetto di vicinato sul piano spaziale e sociale.
La condizione sociale attuale (caratterizzata da aspettativa di vita più estesa, periodo di scolarizzazione e formazione più lungo, maggiore durata della vita attiva, aumentata indipendenza economica delle donne, diminuzione dei matrimoni, cambiamenti radicali nell’organizzazione del lavoro e del tempo libero) si manifesta
attraverso l’emergere di forme completamente nuove di coabitazione, portatrici di
esigenze diversificate, o con il prevalere delle famiglie mono o binucleari.
Quello che intendiamo con il termine di “famiglia” si sta chiaramente adattando alle nuove realtà sociali.
La famiglia standard (genitori e due figli) è ormai da tempo un ricordo, così come i “bisogni standard”.
La grande varietà di stili di vita attuali richiede abitazioni personalizzate e comunità di vicinato flessibili, con la partecipazione degli utenti al processo di progettazione sin dalle prime fasi.
Se la personalizzazione o la customizzazione di massa di oggetti elettronici quali telefoni cellulari, console o computer è ormai familiare e persino scontata da più di un decennio, la customizzazione di massa nel campo della residenza collettiva è ancora un’eccezione più che una regola.
L’abitare contemporaneo dovrebbere permettere almeno un livello elementare di flessibilità degli interni del singolo alloggio ma anche della relazione tra gli alloggi,
facendo partecipare l’utente al processo progettuale sin dall’inizio.
La progettazione sistemica è un concetto già proposto da alcuni architetti-ricercatori negli anni Sessanta per rispondere ai nuovi bisogni degli abitanti, allora appena identificati, e permettere la sperimentazione di nuove tipologie di residenza collettiva orientate agli utenti.
L’approccio sistemico fornisce una base parametrica che permette di adeguare lo spazio fisico in relazione alle esigenze dello specifico utente, in modo da personalizzarne l’utilizzo e l’esperienza.
Questo approccio risulta particolarmente attuale anche oggi nel campo della residenza collettiva, poiché offre la possibilità di adattarsi ai mutamenti delle aggregazioni sociali e delle esigenze degli utenti (tipologia e dimensioni dei nuclei familiari e loro cambiamenti sul lungo periodo).
Per esempio dà la possibilità di affittare o addirittura di vendere una parte dell’appartamento una volta che i figli se ne saranno andati a vivere per conto proprio, o di affittarne una piccola parte a qualcuno che ci assista nella vecchiaia in
modo da averlo vicinissimo a casa...
In sostanza permette di adeguare il progetto nel corso di ognuna delle sue fasi, dal concept iniziale basato sul brief del cliente agli esecutivi finali, o di eseguire senza difficoltà modifiche in cantiere e persino durante l’utilizzo dell’abitazione nei decenni successivi.
La nuova organizzazione spaziale della casa derivante dal processo di progettazione sistemico si rivela utile specialmente in quelle situazioni in cui gli appartamenti vengono progettati e costruiti per la vendita e in quelle società in cui gli spostamenti o i cambi di residenza non sono molto diffusi.
Permette infatti al compratore-utente di tenersi la propria casa per un tempo molto lungo, minimizzando il rischio al momento dell’acquisto.
D’altra parte, se decide di affittare, il proprietario ha la possibilità di offrire porzioni differenti del proprio alloggio a seconda delle richieste del mercato.
L’approccio sistemico da noi proposto per i progetti di residenza collettiva si basa su alcuni principi fondamentali:
Le strutture portanti e i corridoi impiantistici sono concentrati nelle zone periferiche di ciascuna unità di abitazione, il che facilita eventuali adeguamenti a nuove esigenze abitative.
Alla infinita varietà degli stili di vita e delle esi-genze che ne derivano è necessario rispondere con un’ampia gamma dimensionale e tipologica di unità abitative: un’organizzazione spaziale sistemica delle unità abitative.
Nell’approccio sistemico la struttura e la posizione degli impianti sono necessariamente associate al concetto di accessi multipli, alla possibilità di mutare la relazione tra i differenti appartamenti a seconda delle variazioni di lungo periodo del mercato (ad esempio il numero degli appartamenti più piccoli può variare in favore di appartamenti più grandi) e del cambiamento di abitudini degli utenti (ad esempio si può vendere o affittare una parte dell’appartamento o accorparlo con quello dei vicini).
Le variazioni di quota all’interno degli spazi di abitazione (da una volta e mezza a due volte l’altezza tra pavimento e soffitto) permettono di ridefinire le volumetrie e danno agli appartamenti un valore aggiunto specifico in senso spaziale.



Casa Sistema

Nel progetto Casa Sistema che abbiamo elaborato in Portogallo per Casa Granturismo abbiamo seguito attentamente l’approccio sistemico.
Casa Sistema è una residenza o una casa di vacanza in cui gli spazi di soggiorno e
di distribuzione si trasferiscono all’esterno.
L’unità base autonoma e indefinitamente replicabile è la doppia stanza con bagno, che permette ai proprietari di affittare una singola stanza o un intero appartamento.
Il progetto interpreta una gamma quasi infinita di stili di vita, intercettando una fascia ampia di utenti che vanno dai residenti locali agli stagionali ai turisti.
La tipologia proposta ridefinisce il concetto sia di abitazione singola che di abitazione collettiva, e ne sposta i confini sul piano della molteplicità.
L’approccio sistemico permette infatti di moltiplicare le possibili aggregazioni dell’unità base e delle aree esterne in base alle condizioni del sito e alle richieste del programma.
Nella residenza la tipologia turistica della doppia stanza con bagno si fonde con la tipologia standard della casa individuale creando continuamente nuove tipologie.
Il sistema integra la domesticità generica della stanza d’albergo con quella altamente individualizzata della casa di proprietà ed esplora le potenzialità di un nuovo modello di abitare collettivo, basato sulla co-abitazione con differenti livelli di condivisione degli spazi esterni e interni.
La ripetizione della doppia stanza, intesa come elemento indipendente e del tutto autosufficiente, combinata con lo spazio di condivisione intermedio costituisce l’unità base di un sistema che permette l’adeguamento immediato degli spazi e la loro personalizzazione a seconda delle differenti esigenze degli utenti (per esempio lo spazio condiviso che si estende tra due stanze può diventare un luogo per cene collettive o per lo studio, ma può essere anche addizionato a una delle due stanze per ampliarne la superficie primaria).
Il clima dell’Algarve permette di ridefinire il ruolo delle attrezzature esterne e interne:
• Gli spazi di soggiorno e di circolazione si trasferiscono all’esterno della superficie coperta;
• Le attività di servizio (igiene personale e cucina) si orientano invece alternativamente verso l’esterno e verso l’interno, creando una zona di transizione tra i due ambiti. In fin dei conti l’unità base assume la funzione di unità di abitazione singola, soddisfacendo le funzioni essenziali di un appartamento: dormire, lavarsi, mangiare, cucinare. Le aree esterne offrono invece una varietà di spazi per attività extra (relax, socializzazione, lettura, gioco).
La residenza collettiva è una parte essenziale del tessuto urbano, e in quanto tale rappresenta il fondamento dell’ambiente costruito.
Le sue qualità architettoniche sono dunque essenziali per la città e per i suoi abitanti. In effetti a pensarci bene gli architetti sono soprattutto dei progettisti di abitazioni.
La motivazione fondamentale dell’architetto che progetta abitazioni dovrebbe essere rendere possibile agli utenti l’allestimento della propria casa nel rispetto dei vincoli esistenti in modo che sia confortevole e sicura, dato che ogni utente ha un’idea di casa differente dagli altri.
L’intrusione della sfera pubblica nello spazio privato è oggi ormai un dato scontato.
Le nuove tecnologie stanno estendendo il livello di socialità delle nostre case.
Le tecnologie e i media digitali hanno fatto irruzione in modo massiccio nel paesaggio domestico già dagli anni Cinquanta, quando la televisione ha
iniziato a diventare un sostituto del caminetto.
Poi, con il rapido sviluppo delle tecnologie video e dei social network in rete, le nostre case hanno iniziato a diventare una versione in miniatura del cinema, del teatro, della sala da concerto, della biblioteca, della banca, dell’ufficio e persino del peep-show.
L’espansione delle nuove tecnologie, insomma, ha ampliato di molto il campo delle funzioni che una casa può ospitare.
Oggi la casa sta ridiventando però anche uno spazio di socializzazione per eccellenza, dove si svolgono cene, feste, spettacoli di home-cinema ecc.
Per accrescere ulteriormente il livello di interazione sociale tra i vicini si dovrebbe
promuovere il principio della condivisione di alcuni spazi collettivi come sale per eventi, aree ricreative coperte, saune o addirittura piscine interne.



Immagini



Negotiate my boundary!

L’esigenza di affrontare l’aspetto sociale dell’abitazione collettiva è stata indagata a fondo nella tesi di master “Negotiate my boundary!” presentata dal gruppo RAMTV all’Architectural Association di Londra.
Il progetto è in pratica un “esperimento sociale” che si confronta con i trend attuali e prova a enfatizzarli, non solo per soddisfare il bisogno primario di vita familiare e privacy ma anche e soprattutto per stimolare nuove forme di interazione sociale
tra i futuri membri della comunità di vicinato.
Abbiamo scelto di sviluppare tre aspetti: l’integrazione di eventi pubblici a piccola scala all’interno degli appartamenti (per esempio mini-cinema, ristoranti che servono piatti cucinati in casa), l’affitto o il leasing di una parte dell’appartamento (sauna, sala per cene con allestimenti di pregio, cucina professionale ecc.), la connessione tra piccole entità (famiglie monoparentali, anziani, single) in modo
da formare collettività più ampie.
Nel progetto della residenza collettiva preferiamo l’approccio sistemico perché permette la partecipazione dell’utente e l’inclusione delle sue esigenze specifiche. Svolgendo delle ricerche di mercato online tra i potenziali clienti-utenti dell’abitazione si possono registrare le loro preferenze una volta che hanno esaminato la proposta iniziale del quartiere e delle tipologie di appartamenti offerte.
Nella fase successiva l’architetto-progettista adatta il progetto in base alle esigenze reali emerse dall’indagine online.
Una ricerca di questo tipo potrebbe rappresentare un passo semplice ma efficace
verso la riduzione del divario tra i bisogni degli utenti e la realtà del costruito.